giovedì 28 novembre 2013

300


Non dico che le ricordo tutte le 300 corse che ho fatto ... ma insomma, ci andiamo vicini. Ho inziato il primo di Febbraio di quest’anno e ricordo che fare i 6 Km che da casa mia arrivano a Ponte Solferino e ritorno era una fatica vera. Venivo da un po’ di inattività e da un  periodo complesso e faticoso. La prima volta che ho superato i 10 km ero a Cosenza, mi pare li ho fatti a 5,45 di media, pensando che mai e poi mai sarei riuscito a correre le Maratone che già avevo in mente di fare. Il non riposare mai mi sembrava veramente faticoso in quel momento e tutti mi dicevano che era una follia. Mi ricordo i primi 100 km festeggiati durante un’arrancata, così come i 300 giorni; ricordo le volte che ho corso con la pioggia, con la neve, con la grandine, con il vento contro e con il caldo allucinante. Dopo un mesetto ho iniziato aprendere un gran ritmo e da lì non mi sono fermato più. Medie sempre in crescita così come le distanze. E poi da Luglio la preparazione vera e propria per le Maratone con i giorni di riposo corsi come scarico (che poi mica tanto). La mezza dei Tre Pontili con il PB abbassato di 6 minuti e poi NY e Firenze che sono storia recente.

Ora ne mancano 65, poco più di due mesi ... credo saranno i più difficili, visto che non ho gare come obiettivo e mi tocca organizzare una Maratona Internazionale; probabilmente ci sarà una settimana bianca e un po’ di viaggi per lavoro in terre lontane.

E’ probabile che dovrò trovare qualche stimolo nuovo che mi invogli a continuare ad alzarmi alle 5 di mattina e correre con il freddo di questi giorni (magari nelle terre lontane un po’ meno freddo, spero). Lo farò quasi certamente.

Per ora mi guardo indietro e vedo 300 giorni di corsa, 2875 km, 261 ore in giro per varie città alla media di 5,27 al km ... direi che per ora posso essere moderatamente soddisfatto.

martedì 26 novembre 2013

Firenze Marathon


Non c’è che dire ... l’emozione della visione del traguardo della Maratona è sempre particolare; se poi è lo stesso traguardo della tua prima impresa, tre anni fà, se viene dopo la Maratona di NY corsa solo da 21 giorni e sai che stai facendo il tuo personale ... le emozioni raddoppiano.

Firenze è una bellissima Maratona. Ben organizzata, partecipatissima anche dal pubblico (caso raro in Italia). Tantissime le persone per strada a fare il tifo, tanti bimbi e chiederti il 5. Insomma non paragonabile a NY ma certamente belle sensazioni.

Partiamo alle 6,20 tutti insieme gli SPQR (Sono Pisani Questi Runners) con il mio furgoncino a 7 posti. Tutti tranquilli e rilassati, in amicizia come è bello che sia. C’è Felicino, che già sa che si fermerà al 21° Km, ci sono Dany e Cinzina che affrontano la Maratona da camminatrici con l’obiettivo di stare sotto le 6 ore, ci siamo io, Letizia, Carletto e Stefanuzzo Cumpà che invece abbiamo in testa una gara veloce (per noi) e regolare.

Il viaggio passa fra frizzi e lazzi soprattutto minacciando Daniela e Cinzina di abbandonarle a Firenze se non fossero arrivate entro le 3. Insomma si arriva, si parcheggia e via verso la partenza. Ovviamente iniziamo con il problema principale prima della gara ... la pipì. Ora noi maschietti abbiamo un’agevolazione notevole ... basta un alberello e via; Le femminucce per ovvi motivi hanno bisogno di un po’ di privacy. Quindi le ragazze trovano un posticino appartato in riva all’Arno, si preparano, iniziano l’attività e si rendono conto che, ad una finestra lì accanto c’è un tizio che le guarda interessato .... via meglio i bagni chimici.

Arriviamo in partenza, solite formalità e ritrovo con tanti amici. Stendiamo lo striscione “Pisani all’Uscio” e ci fotografiamo con le nostre magliettine con la croce pisana. Ci becchiamo una serie di sfottò da fiorentini e livornesi, ma soprattutto tante risate da tutti gli altri. Mai mi era capitato di partire per una Maratona senza voce tante le risate e le gridate. Fa freddino, ma si preannuncia una giornata splendida e così sarà fino alla fine. Ci abbracciamo e ci salutiamo ... e poi si parte.

Lasciate le due “passegiatrici” dietro per il momento siamo in 5; arriviamo dai Maratonabili che hanno come special guest Valeria Straneo. Un 5 a tutti loro e poi via con il ritmo giusto. Nonostante la folla prendiamo il ritmo corretto (circa 5,30); Felicino è con noi e non pare soffrirlo ... per un po’ spero che ce la faccia a farla soprattutto di testa. Arriviamo velocemente alle Cascine ... io e Carletto ci fermiamo al pipì stop e perdiamo una trentina di secondi, vediamo Leti e Stefano davanti a noi e ci mettiamo un paio di km a riprenderli alzando un po’ la velocità. Ci siamo persi Felicino in questa sosta ... si è fermato senza dire nulla anche lui al pipì stop e difficilmente ce la farà a riprenderci.

Andiamo come un cronometro. Siamo rilassati, consapevoli di averne ancora e di trattenerci, ma ovviamente tesi e concentrati come è giusto che sia, visto che le sorprese nella Maratona, possono sempre essere dietro l’angolo. Concentrati sì, ma non ci manca la voglia di divertirci. Già durante la corsa tutti incitano Letizia e nessuno incita noi (abbiamo i nomi sulla schiena); ad un certo punto incrociamo una sua amica che inizia a gridare (Letizia Letizia) allora facciamo partire il coro LE-TI-ZIA  LE-TI-ZIA e a sorpresa tutti i maratoneti intorno a noi e tutto il pubblico ci segue ... insomma una ventina di secondi di pura follia, in un vicolino di Firenze, con 2/300 persone che inneggiano alla nostra leader naturale. Risate a crepapelle e voce finita del tutto.

 

Continuiamo sempre allo stesso ritmo e arriviamo allo stadio, forse il punto peggiore di tutta la Maratona. Zona triste, sei vicino al trentesimo, sai che ti aspetta una cavalcavia in salita un po’ duro ... insomma un po’ di tensione c’è. Stefano ci dice che dovremmo allungare un pochino visto che siamo un paio di secondi sopra la tabella. Siamo tutti d’accordo. Lui parte, Carletto e Leti gli stanno dietro, io so che non devo strappare e quindi vado in leggera progressione, perdo una decina di metri subito ma li riguadagno poco a poco. Stefano mi chiama, senza voltarsi, per sapere se ci sono e gli dico un “vai”. Quel “vai” insieme alla consapevolezza che nonostante loro accelerassero io li stavo riprendendo mi dà la consapevolezza, anzi la certezza, che questa Maratona l’avrei finita bene. Strano siamo al 29° km, ne mancano 13 e sono quelli più tosti ... ma latesta funziona così: sono sicuro di finirla, sono sicuro di potere accelerare e fare il mio personale. E allora dopo averli ripresi non mi fermo al loro ritmo, ma continuo con il mio sperando di tirarli dietro me. Arrivo al ristoro del 30°, bevo velocemente, mi giro e non li vedo. Per un attimo ho pensato di rallentare e aspettare, ma poi mi sono detto che c’ero e ci dovevo provare a fare il meglio. I km dal 30° al 35° sono i più veloci dell’intera gara. Non mi giro mai indietro, sto bene, vado ad una media di 5,25 a Km. Al 35° siamo in centro, mi fermo un po’ di più al ristoro per bere bene e non bagnarmi ... sento che la classica crisi, il cosidetto muro, anche questa volta non arriverà ed è la seconda volta consecutiva che succede. Riparto tranquillo e riprendo il ritmo di 5,25 ... dal 35° al 40° si corre in centro, tante curve e due ponti (con relative salite). Il Garmin esaurisce la batteria e si spegne ... vabbò ormai il ritmo c’è e non si perde di certo. Il percorso mi fà andare leggermente più lento, ma sempre a livelli notevoli per me. Al ristoro del 40° mi rifermo per bere con calma e poi riparto. Ricordo a memoria gli ultimi due Km e prendo i miei punti di riferimento, parto con un ritmo da 5,15/5,20 ... supero centinaia di amici che camminano o corricchiano ... io mi sento benissimo. Volo sul lungarno a fianco dei camion della riconsegna dei borsoni, sento Valter che mi incita, sono talmente lucido che vedo io Massimo e lo saluto ... curva a destra e si entra verso Piazza S. Croce, piccolo rettilineo sui lastroni e curva a destra ancora per entrare in S. Croce; sulla destra c’è il cartello dei 42 Km sulla sinistra vedo e sento Felicino che mi grida qualcosa che non capisco ... ormai vedo il traguardo leggermente a sinistra, si entra sul tappeto blu e si vola ... braccia al cielo anche stavolta e recod personale: 3.56.21 ... 5 minuti sotto NY e 12 sotto il precedente.

 

La stanchezza del dopo, i due km per prendere la borsa e cambiarsi, il viaggetto verso la macchina, le telefonate a moglie, figlie e mamma, l’attesa degli altri, la fame, il viaggio di ritorno, il paninazzo davanti al Sachall e tutto il resto fanno da corollario all’ennesima bellissima giornata, vissuta in amicizia e con fatica anche perchè, come era scritto sulla maglietta di una ragazza inglese che ho superato verso la fine: “No pain, no glory”,  niente gloria senza dolore (letterale) ... senza sofferenza messa in questo contesto. Ora non so se ci conquisteremo la “glory”, facendo sta faticaccia, ma la sofferenza sicuramente c’è e si sente anche per un po’ di giorni dopo. Ma d’altra parte chi, alla nostra età, si mette a fare un’esperienza del genere, cerca i suoi limiti, anche a livello di sofferenza e  nonostante tu sappia che, anche se va bene come questa volta, alla fine, dopo il traguardo, passi dei minuti di sofferenza vera e reale, vorresti ricominciare subito; perchè forse non sarà “glory”, ma sicuramente è una  sensazione di soddisfazione e benessere, quasi di esaltazione;  e questa esaltazione che  provi quando realizzi cosa hai fatto, anche quando ci metti 30 minuti in più del tuo personale, sono l’unico vero motivo per cui fai 4 mesi di allenamento, ti alzi la mattina alle 5 e fai una gran fatica ... e allora, il primo pensiero, non appena passata la sofferenza dell’immediato dopo gara (5 minuti al massimo) è: quale sarà la prossima?

lunedì 18 novembre 2013

Verso Firenze


Purtroppo il Blog in questi giorni ha fatto un po’ i capricci e non sono riuscito ad aggiornarlo come avrei voluto. Sono in debito di un po’ di foto di NY del pre gara e di un paio di settimane di allenamento in vista della Maratona di Firenze del 24 Novembre. Le foto ancora non me le fà caricare ... e allora le posto sul mio profilo FB.

Innanzitutto le foto. Credo mostrino tutte l’enormità della Maratona di NY e nei miei due primissimi piani la tensione prima e la gioia poi per questa esperienza.

Poi la continuazione del progetto 365. Ovviamente non mi sono fermato mai, neanche  un giorno. Certo aver corso la mattina dopo la Maratona 4 km a Central Park con l’amico Luca e poi, appena sceso dall’aereo, Martedì sera altri 4 km in solitaria (ma incontrando tanti amici sul percorso) non è stato proprio semplicissimo, ma devo dire che, a differenza di altre Maratone, le gambe hanno fatto meno male e la testa era già proiettata a Firenze.

In quest’ultima settimana invece, fra un paio di lunghetti corsi in scioltezza a ritmo gara (che dovrebbe essere stavolta 5,30) e un po’ di allenamento sulla velocità, la forma sembra essere tornata a livelli eccellenti; addirittura gli ultimi 7 giorni e 65 Km li ho corsi alla media di 5,11 ... la settimana più veloce di sempre. Ora mi tocca una settimana, ovviamente, di scarico e poi a Firenze voglio provare a dare il massimo anche a rischio di saltare ... obiettivo dichiarato ampiamente sotto le 4 ore.

A Firenze correremo con il gruppo degli SPQR; abbiamo fatto la maglietta celebrativa per l’occasione e ho regalato a tutti il gadget a sorpresa della PisaMarathon che verrà ufficializzato e reso pubblico proprio quel giorno con le foto della Maratona. In aggiunta a questo abbiamo deciso, insieme, di ricordare Andrea Ciampi, podista fiorentino, scomparso la scorsa settimana, investito mentre si preparava, anche lui, a correre a Firenze. Per questo abbiamo deciso di scrivere il suo numero di pettorale sulle nostre magliette e farlo correre con noi. Un piccolo gesto credo di grande significato.

martedì 5 novembre 2013

La mia NYCM - 3/11/2013


Era Gennaio e sinceramente pensavo ad altro in quel momento, mio padre già non stava bene ed io ero accanto a lui per provare a distrarlo ed a distrarmi da quella che era una sentenza senza speranza. In quelle lunghe chiacchierate a parlare di tutto (soprattutto di politica) spesso veniva fuori la corsa, anche perchè quando hai questa passione e qualcuno ti ascolta non ti fermi mai. Io gli dissi che non avevo voglia di riandare a NY dopo la delusione dello scorso anno ed in quel momento non avevo alcuna voglia di programmare niente; lui mi disse che sarei stato stupido a non provare questa esperienza e che per chi ha la mia passione fare la NYCM è il massimo che possa esserci. Ovviamente aveva ragione lui e con lui quel giorno di Gennaio mi sono impegnato a ritornare a New York anche quest’anno ... ed è a lui che la ho dedicata dall’inizio alla fine, incluse le lacrime versate sotto la linea di arrivo.

Ed è prorpio vero: per chi ha questa passione credo non ci sia un’emozione più forte di quella che si prova qui. E’ una Maratona strana, dura sin dalla sveglia la mattina. La giornata inizia alle 4,45 con la sveglia e poi colazione alle 5; i pulman ti aspettano alle 5,45 e non oltre altrimenti chiude il Ponte da Verrazzano e non c’è modo di arrivare nella zona della partenza. Il viaggio per Staten Island dura più di un’ora visto il traffico ... ci sono circa 55,000 persone che vanno tutte verso lo stesso punto. Nel pulman c’è una strana tensione mista ad emozione; sai bene che stai per fare una cosa che ti ricorderai per la vita intera e vuoi provare a preparare il tuo cuore ad accogliere tutte le sensazioni che proverai. Si arriva a Staten Island è sinceramente il ritovo di partenza è talmente gigantesco che senza cartina ti perderesti di sicuro. Sono le 7 di mattina, io parto alle 10,05. Solo questo fa comprendere quanto è pazzesca questa Maratona ... 3 ore ad aspettare all’aperto, al freddo (15 gradi in meno della mattina precedente) e separato dagli amici visto che le gabbie sono distanti km fra di loro. Comunque mi sono vestito bene, sia per la gara, con la maglietta termica a manica lunga sotto quella del Cosenza e con un po’ di vestiti da buttare. Inoltre guanti e scaldacollo, più un fantastico cappellino regalato lì che è stata una salvezza vera. Le ore passano lentissime, vado a consegnare la borsa all’UPS, faccio l’ultimissima colazione e bevicchio cercando di evitare di esagerare per poi pagarla con stop per un bisognino durante la gara. Un paio di file ai bagni (saranno stati 100 solo nella mia gabbia) ed alle 9,30 ci intruppiamo. Alle 9,35 inno Nazionale e partenza della prima ondata (gli elite erano già partiti da un po’) ... lì ti viene la pelle d’oca, sia per l’inno ma anche per la vista della partenza degli altri ... pensi che fra mezz’ora tocca a te e ti vengono i brividi. Poi lunga passeggiata per arrivare alla linea di partenza, con spogliarello annesso. Scatto un po’ di foto per rendere l’idea della marea di persone ... le metterò online fra un po’. Nessuno dice nulla nei due minuti precedenti alla partenza; ancora una volta l’inno e poi lo speacker dà il segnale: “On your Marks” ... ed io penso: “non siamo mica alla finale dei 100mt alle Olimpiadi” ... non finisco neanche di pensare che c’è il colpo di cannone e si parte. Io sono pettorale verde, quindi corro nella parte inferiore del ponte; penso sia meglio per il vento, ma sinceramente correre sopra sarebbe stato più eccitante. Siamo circa 7,000 persone ... il primo km è in salita e affollatissimo, non è pensabile fare velocità. Ci si gode il momento, ci si guarda intorno e vedi tutta gente che sorride, è bellissimo, siamo tutti felici solo perchè siamo qui. Per il ritmo e l’eccitazione la salita di 1 miglio non la senti, mentre in discesa devi frenare tanto sei esaltato. Franca Fiacconi mi aveva consigliato di fare una prima metà tranquilla a 5,35/5,40 per salvare energie per la parte finale molto più dura. Alla fine del ponte si entra a Brooklyn (la NYCM tocca tutti e 5 in quartieri di NY) e lì è stata la bolgia. Centinaia di migliaia di persone per i 14 km di Brooklyn ... non c’era un posto libero fra il pubblico. Bande musicali, DJ, tantissimi bambini che ti chiedevano il “5” e quando glielo davi erano emozionatissimi come se avessero toccato chissà quale campione. Chiunque ti invìcita in maniera fantastica: you are great, you are handsome; you are doing it; keep runnning ... uno mi ha anche detto “it’s almost done” (è quasi finita) e visto che eravamo al 5 km gli ho risposto “your sister” (tu sorella). Al decimo Km davanti ad una chiesa c’era un gruppo di cantanti che intonava, con la base, un fantastico YMCA ... ovviamente noi tutti che passavamo non mancavamo di ballare. Insomma una festa ... e i km passano senza che te ne accorga; tanto è il casino intorno a te che non riesci neanche a sentire il tuo respiro. Nel mio piccolo ero a 5,31 con la consapevolezza che stavo tenendo qualcosina per la fine. Al 12° il primo problemino ... e mi scappa una pipì. Fosse stata una Maratona normale, mi sarei fermato a bordo strada e avrei fatto in 20 secondi ma qui non è possibile fra due ali di folla urlante. Allora aspetto il miglio seguente, vedo i bagni e vado ... fila con due ragazze davanti. In breve, 4 minuti fermo e ripartenza con una media salita a 5,37. Vabbò, poco male, l’obiettivo è stare sotto le 4 ore e ci sono alla grande ... e poi negli ultimi sette voglio tirare al massimo. Al sedicesimo il silenzio all’improvviso ... me lo avevano detto, ma non credevo fosse così di colpo. Curva a destra e si entra in Williamsburg, sempre Brooklyn ma quartire ebreo ortodosso. Si passa dalla bolgia di Italiani, portoricani, francesi e norvegesi (per dire dei più rumorosi) all’indifferenza totale ... meno male dura solo un Km, ormai non c’ero più abituato ad ascoltare il mio respiro e il casino mi sembrava essere d’aiuto. Arriviamo al Queens con un ponte saltato con agilità, la media è ottima (5,34) e le sensazioni sono buone. Il Queens è la parte del percorso più facile: piatta e con vialoni, insomma ti consente di tenere il ritmo. Passaggio alla mezza in 1,58 circa (almeno sul mio Garmin) e poca fatica. Sta per arrivare quello che tutti definiscono il momento della verità qui a NY: Il Queensboro Bridge. Intanto il freddo è sempre pungente, nonostante il sole ed il vento, freddo, sempre contrario. Il Queensboro Bridge è lungo 3 miglia equamente divise fra salita e discesa; tutti mi avevano consigliato di affrontare la salita con calma pensando alla discesa. Quando ci sono arrivato sotto ho capito che la salita che mi aspettava era dura da fare anche in bici. Arrivi sotto il ponte con una discesina, fai una curva e davanti a te vedi un muro di persone ... ma le vedi alzando la testa verso l’alto. Il primo pensiero è stato di andare a nuoto ... ma poi vista la temperatura ho deisistito. Fra l’altro sui ponti non può entrare il pubblico, quindi, a parte i tuoi colleghi runners, tutti tesi nell’affrontare il muro, sei solo soletto con te stesso. Fatica vera e tosta. Sono arrivato in cima quasi stremato e lì, psicologicamente, mi sono giocato le 4 ore forse. La discesa l’ho fatta piano rispetto a quanto credevo e certamente non ho recuperato quanto perso in salita. Insomma chiudo il Queensboro Bridge alla media di 5,42 ... certo mancano ancora 15 km ed il tempo di recuperare quei due secondini ci sta tutto. Bene, le sensazioni non sono malvagie, non ho dubbio che la gara la finirò, mi sento benino, devo solo trovare il ritmo giusto adesso. Fra l’altro sulla cima del Queensboro (perchè è una montagna), quando inizia la discesa, senti un rumore che all’inizio non riesci ad identificare bene ... siccome sopra di te passano i treni, pensi sia legato a quello. Fatti 5/600 metri cominci a capire ... ritorna la bolgia, si entra in Manathan. Alla fine del ponte è c’è una curva con delle balle di paglia (giuro) e dietro è piazzata una tribuna. L’arrivo in Central Park dista da quel punto 2/3 Km in linea d’aria, noi ne dobbiamo fare ancora 15 verso il Bronx e ritorno. Lì ci sono tutti gli amici e parenti dei runners che urlano tutto il loro incitamento ... da lacrime davvero.

Altra curva a destra e via sulla first Avenue fino al Brox ... altro che ritmo, non c’è un metro di pianura. Si sale e si scende di continuo e nonostante il tifo commovente ai bordi della strada, il fatto di non riuscire a prendere il ritmo che voglio mi fa innervosire. Rimango sui 5,42 fisso, non riesco ad abbassare, vabbè, penso, negli ultimi 7 darò tutto quello che ho, ce la posso ancora fare. Si arriva al Bronx, un altro ponticello, stavolta lo sento tutto in salita, ma insomma sarà 300 metri, si fà anche quello. Da una finestra vedo una famiglia di afro americani con delle casse più alte di me che sparano musica rap verso i runners. Questa è la NYCM, lo dicevo prima, la gente di NY fa di tutto per farti stare bene. Li saluto con il pollice alzato e vado avanti; un paio di curve strette, un altro ponticello, questa volta più breve e si torna a Manathan per gli ultimi 8 km. Strada dritta fino a Central Park ... è il momento di forzare ci siamo. Primo problema: il Garmin muore. Non mi ricordo esattamente a che Km ma l’ultima volta che l’avevo guardato ero ancora a 5,42. Certo le gambe con il Garmin non c’entrano nulla, ma chi corre sa benissimo che anche una piccolissima cosa può causare la depressione e se non ci sei con la testa non riesci neanche a fare un passo in più a questo punto. Comunque cerco di concentrarmi sul ritmo, passata questa salitina parto ... si ma quando finisce questa salitina? La salitina, purtroppo, non finisce quasi più ... continuo a vedere la gente davanti sempre in alto e quando sembra spianare, dopo un po’ ricomincia. Vabbè, è comunque leggera e io mi sento benino ... per la prima volta da quando corro non ho avuto la classica crisi del 30°; alimentazione corretta, allenamento ... non lo so, ma non ho avvertito i soliti effetti del muro. Parto convinto di andare veramente forte, supero centinaia di persone, molte camminano, altre corricchiano ... penso che sto andando alla grande, anche se sono senza il conforto del Garmin. Mi sento bene, sento di essere quasi al massimo ... un po’ voglio tenermi per le ultime due miglia che conosco e che hanno un paio di strappetti niente male. Arrivo a meno 2 miglia avendo superato un paio di migliaia di persone, senza esagerare, mi sento bene, ovviamente so che la finirò e questo mi aiuta anche se, stranamente mi distraggo un po’ e, senza il conforto dell’orologio, ad un certo punto credo di essermi perso il cartello del 26 miglio e che sono quasi alla fine ... in effetti ci fanno uscire da Central Park per fare il giretto che si vede anche in televisione da Columbus Circle. E invece, dopo un po’ appare il cartello del 40° km ... quindi a quello del 26° miglio manca ancora un bel po’. Sinceramente  mi deprimo ... pensavo di esserci quasi ... mi toccano ancora una decina di minuti; vabbè, stringiamo i denti e continuiamo, ma sono veramente alla fine ... Columbus Circle passa, discesina rinfrancante e si inizia a sentire il boato del pubblico al traguardo, c’è l’ultimo ostacolo a 500 metri dall’arrivo, murettino di 300 metri abbastanza tosto e con il problema che l’arrivo è a sinistra, dietro la curva, non lo vedi e quindi non ti senti ancora lì. Ci avrò messo un minuto e mezzo a farlo? Mi è sembrata un’eternità, non finiva mai ... poi la strada spiana, gira un poì a sinistra e vedi innanzitutto le tribune piene di gente urlante ... poi il traguardo blu e arancione ... poi il maxi schermo ... e ti vedi lì, arrancante, stanco, con addosso i colori del cuore e ti accorgi che stai insieme ridendo e piangendo ... alzi le braccia al cielo indicando la persona a cui vuoi dedicare questa impresa e ti rendi conto che quella sensazione che stai provando in quel momento probabilmente non la avvertirai mai più nella tua vita ... e allora smetti di respirare ... e te la godi come merita.

Tutto il resto, la medaglia, i due Km per arrivare ai pulman, il freddo tremendo da non poter fermare i denti che battono, la gente che ti ferma per strada e chiede di farsi fotografare con te ... sono ricordi indelebili, ma accessori, tutto sta in quei 10 secondi di vita goduti prima dell’arrivo, con tutto il mondo che ti passa per la testa e la consapevolezza di aver fatto, veramente qualcosa di bello. Ah, poi sotto le 4 ore non ce l’ho fatta ad andare, potrei trovare almeno una decina di scuse ma sinceramente ... non me ne frega nulla.

sabato 2 novembre 2013

New York New York - prima della cura


 
Oggi, durante il breafing  pre-gara Franca Fiacconi ci ha detto che se uno vuole iniziare a correre una maratona o comunque vuole fare una grande esperienza di vita, New York è il posto giusto. Ve lo saprò dire domani sera se è vero, ma tutto lascia credere che sia così.

Domani saremo circa 55.000 persone a correre; partiremo in tre ondate diverse  da tre punti diversi del ponte Da Verrazzano; Ogni punto di partenza è contrassegnato da un colore, il mio è il verde, ci sono anche il blu e l’arancio; i tre colori iniziano a correre insieme al 12° km. Passeremo da tutti i quartieri di NY e pare che in tutti, a parte in quello ebraico ortodosso, ci aspettino musica, feste, bimbi che ti danno il 5 ... si parla di oltre due milioni di persone per le strade di una città che si ferma per la Maratona.

Il mio commento è stato quello che se uno fa come prima Maratona questa poi diventa un disadattato, torna a casa, organizza la Maratona che ne so ... a Pisa e invece di 2 Milioni di persone per strada trovi i cartelli “Maratona no grazie” per strada ... perchè ti sei permesso, il 15 dicembre, di chiudere una strada per due ore. Qui si chiude la più grande città del mondo, che non dorma mai, che non si ferma mai ... e non si lamenta nessuno.

Oggi chiunque ci incontrava per strada ci faceva gli auguri. In albergo hanno appeso un cartello “Good Luck”. Pare che domani, dopo la gara, se vai in giro con la medaglia la gente per strada si vuole fare le foto con te ... insomma qui la Maratona la vincono veramente tutti.

Bene, ho appena finito di mangiare i miei due onesti piatti di pasta, ho preparato i vestiti (anche se ancora sono un po’ indeciso per via della temperatura), pronta anche la seconda colazione che farò direttamente in partenza, la prima la faremo alle 5 in albergo. Domani il programma prevede partenza dagli alberghi alle 5,45, arrivo a Staten Island alle 7, ingresso nelle gabbie alle 9,30 e partenza alle 10,05 ... le 16 in Italia. Arrivo sperato prima delle 20 italiane ... ma pare sarà freddino e vento a 20/25 km/h contrario ... quindi chi lo sa .... all’arrivo, giro di due km per riprendere la borsa e trovare le navette e poi ritorno in albergo.

Non so se farò il tempo che voglio fare e sinceramente poco mi interessa; qui mi sa che vale la pena godersi l’esperienza e basta ... domani vi saprò dire.