venerdì 31 gennaio 2014

La Famiglia



Nel giorno della fine della mia avventura non posso non parlare della mia famiglia che mi ha sopportato per questo lungo anno. Come dico spesso devo alla mia famiglia la scelta della corsa come sport da praticare ed è stata una scelta per esclusione; infatti qualsiasi altrà attività sportiva non l’avrei potuta svolgere negli orari nei quali corro e che mi permettono almeni di provare a non sacrificare neanche un minuto del tempo che posso passare con mia moglie e le mie bimbe. 

Nonostante, come è normale, ogni tanto riescano a lamentarsi anche di questo, la mia mattinata tipo inizia verso le 5,15/5,30 con la sveglia che non suona, visto che solitamente sono già sveglio di mio ... e così, nonostante lei non lo riconoscerà mai, mia moglie non deve sentire musiche strane a quell’ora notturna. Di solito corro un’oretta o poco più, torno in casa nella maniera più silenziosa possibile e dopo una doccia, preparo la colazione per tutte e tre le mie donne che, dalle 7 in poi, inizio a svegliare. Non mi pare ci si possa trovare nulla per cui lamentarsi, no?

Invece, devo dire, che, a parte questi momenti, vivere con uno che ha questa malattia, non è semplice, soprattutto se quelle sensazioni che riesce a darti la corsa non si provano e non si sono mai provate. Il fatto che ogni giorno io debba trovare il momento per correre, anche quando siamo in vacanza o abbiamo impegni familiari e lavorativi importanti, comprendo che possa essere stressante anche per chi non lo fà direttamente ... e ci vuole tanta pazienza. 

Devo dire che (e sono donne, d’altra parte) non mi seguono granchè in questa avventura, ma non posso nascondere che con questa attività incessante, la colpa è un po’ la mia che gli faccio odiare tutto ciò che con la corsa ha a che fare. Ci sono mogli e figli di amici che, proprio per non restare esclusi da questo mondo di folli che è quello dei runners nello specifico e degli sportivi in generale, ci sono entrate anche loro ... un po’ li invidio, sinceramente, ma è anche vero che, se così fosse anche per me, probabilmente mi sentirei più libero di sacrificare il tempo libero che dedico alla mia famiglia oggi (che comunque tantissimo non è); e allora forse è meglio così: una mia passione come questa merita solo un mio sacrificio e non quello delle persone che amo di più al mondo.

Una cosa mi farebbe piacere: spero che le mie bimbe, quando ci penseranno a questo fesso di padre che si è messo a correre per 365 giorni consecutivi, riescano a capire il motivo per cui l’ho fatto, la sfida di dimostrare a se stessi che, con la volontà, tutto si può fare, che se ci si ferma davanti al primo ostacolo, non si arriva a nulla e che con l’impegno personale, al massimo delle proprie possibilità, si possono raggiungere i traguardi che si vogliono raggiungere ... e dopo aver capito tutto questo, leggendo il titolo di questo blog, anche capire che, nonostante tutto, non bisogna mai prendersi troppo sul serio e sorridere sempre.

Vi voglio bene!


Nessun commento:

Posta un commento