martedì 26 novembre 2013

Firenze Marathon


Non c’è che dire ... l’emozione della visione del traguardo della Maratona è sempre particolare; se poi è lo stesso traguardo della tua prima impresa, tre anni fà, se viene dopo la Maratona di NY corsa solo da 21 giorni e sai che stai facendo il tuo personale ... le emozioni raddoppiano.

Firenze è una bellissima Maratona. Ben organizzata, partecipatissima anche dal pubblico (caso raro in Italia). Tantissime le persone per strada a fare il tifo, tanti bimbi e chiederti il 5. Insomma non paragonabile a NY ma certamente belle sensazioni.

Partiamo alle 6,20 tutti insieme gli SPQR (Sono Pisani Questi Runners) con il mio furgoncino a 7 posti. Tutti tranquilli e rilassati, in amicizia come è bello che sia. C’è Felicino, che già sa che si fermerà al 21° Km, ci sono Dany e Cinzina che affrontano la Maratona da camminatrici con l’obiettivo di stare sotto le 6 ore, ci siamo io, Letizia, Carletto e Stefanuzzo Cumpà che invece abbiamo in testa una gara veloce (per noi) e regolare.

Il viaggio passa fra frizzi e lazzi soprattutto minacciando Daniela e Cinzina di abbandonarle a Firenze se non fossero arrivate entro le 3. Insomma si arriva, si parcheggia e via verso la partenza. Ovviamente iniziamo con il problema principale prima della gara ... la pipì. Ora noi maschietti abbiamo un’agevolazione notevole ... basta un alberello e via; Le femminucce per ovvi motivi hanno bisogno di un po’ di privacy. Quindi le ragazze trovano un posticino appartato in riva all’Arno, si preparano, iniziano l’attività e si rendono conto che, ad una finestra lì accanto c’è un tizio che le guarda interessato .... via meglio i bagni chimici.

Arriviamo in partenza, solite formalità e ritrovo con tanti amici. Stendiamo lo striscione “Pisani all’Uscio” e ci fotografiamo con le nostre magliettine con la croce pisana. Ci becchiamo una serie di sfottò da fiorentini e livornesi, ma soprattutto tante risate da tutti gli altri. Mai mi era capitato di partire per una Maratona senza voce tante le risate e le gridate. Fa freddino, ma si preannuncia una giornata splendida e così sarà fino alla fine. Ci abbracciamo e ci salutiamo ... e poi si parte.

Lasciate le due “passegiatrici” dietro per il momento siamo in 5; arriviamo dai Maratonabili che hanno come special guest Valeria Straneo. Un 5 a tutti loro e poi via con il ritmo giusto. Nonostante la folla prendiamo il ritmo corretto (circa 5,30); Felicino è con noi e non pare soffrirlo ... per un po’ spero che ce la faccia a farla soprattutto di testa. Arriviamo velocemente alle Cascine ... io e Carletto ci fermiamo al pipì stop e perdiamo una trentina di secondi, vediamo Leti e Stefano davanti a noi e ci mettiamo un paio di km a riprenderli alzando un po’ la velocità. Ci siamo persi Felicino in questa sosta ... si è fermato senza dire nulla anche lui al pipì stop e difficilmente ce la farà a riprenderci.

Andiamo come un cronometro. Siamo rilassati, consapevoli di averne ancora e di trattenerci, ma ovviamente tesi e concentrati come è giusto che sia, visto che le sorprese nella Maratona, possono sempre essere dietro l’angolo. Concentrati sì, ma non ci manca la voglia di divertirci. Già durante la corsa tutti incitano Letizia e nessuno incita noi (abbiamo i nomi sulla schiena); ad un certo punto incrociamo una sua amica che inizia a gridare (Letizia Letizia) allora facciamo partire il coro LE-TI-ZIA  LE-TI-ZIA e a sorpresa tutti i maratoneti intorno a noi e tutto il pubblico ci segue ... insomma una ventina di secondi di pura follia, in un vicolino di Firenze, con 2/300 persone che inneggiano alla nostra leader naturale. Risate a crepapelle e voce finita del tutto.

 

Continuiamo sempre allo stesso ritmo e arriviamo allo stadio, forse il punto peggiore di tutta la Maratona. Zona triste, sei vicino al trentesimo, sai che ti aspetta una cavalcavia in salita un po’ duro ... insomma un po’ di tensione c’è. Stefano ci dice che dovremmo allungare un pochino visto che siamo un paio di secondi sopra la tabella. Siamo tutti d’accordo. Lui parte, Carletto e Leti gli stanno dietro, io so che non devo strappare e quindi vado in leggera progressione, perdo una decina di metri subito ma li riguadagno poco a poco. Stefano mi chiama, senza voltarsi, per sapere se ci sono e gli dico un “vai”. Quel “vai” insieme alla consapevolezza che nonostante loro accelerassero io li stavo riprendendo mi dà la consapevolezza, anzi la certezza, che questa Maratona l’avrei finita bene. Strano siamo al 29° km, ne mancano 13 e sono quelli più tosti ... ma latesta funziona così: sono sicuro di finirla, sono sicuro di potere accelerare e fare il mio personale. E allora dopo averli ripresi non mi fermo al loro ritmo, ma continuo con il mio sperando di tirarli dietro me. Arrivo al ristoro del 30°, bevo velocemente, mi giro e non li vedo. Per un attimo ho pensato di rallentare e aspettare, ma poi mi sono detto che c’ero e ci dovevo provare a fare il meglio. I km dal 30° al 35° sono i più veloci dell’intera gara. Non mi giro mai indietro, sto bene, vado ad una media di 5,25 a Km. Al 35° siamo in centro, mi fermo un po’ di più al ristoro per bere bene e non bagnarmi ... sento che la classica crisi, il cosidetto muro, anche questa volta non arriverà ed è la seconda volta consecutiva che succede. Riparto tranquillo e riprendo il ritmo di 5,25 ... dal 35° al 40° si corre in centro, tante curve e due ponti (con relative salite). Il Garmin esaurisce la batteria e si spegne ... vabbò ormai il ritmo c’è e non si perde di certo. Il percorso mi fà andare leggermente più lento, ma sempre a livelli notevoli per me. Al ristoro del 40° mi rifermo per bere con calma e poi riparto. Ricordo a memoria gli ultimi due Km e prendo i miei punti di riferimento, parto con un ritmo da 5,15/5,20 ... supero centinaia di amici che camminano o corricchiano ... io mi sento benissimo. Volo sul lungarno a fianco dei camion della riconsegna dei borsoni, sento Valter che mi incita, sono talmente lucido che vedo io Massimo e lo saluto ... curva a destra e si entra verso Piazza S. Croce, piccolo rettilineo sui lastroni e curva a destra ancora per entrare in S. Croce; sulla destra c’è il cartello dei 42 Km sulla sinistra vedo e sento Felicino che mi grida qualcosa che non capisco ... ormai vedo il traguardo leggermente a sinistra, si entra sul tappeto blu e si vola ... braccia al cielo anche stavolta e recod personale: 3.56.21 ... 5 minuti sotto NY e 12 sotto il precedente.

 

La stanchezza del dopo, i due km per prendere la borsa e cambiarsi, il viaggetto verso la macchina, le telefonate a moglie, figlie e mamma, l’attesa degli altri, la fame, il viaggio di ritorno, il paninazzo davanti al Sachall e tutto il resto fanno da corollario all’ennesima bellissima giornata, vissuta in amicizia e con fatica anche perchè, come era scritto sulla maglietta di una ragazza inglese che ho superato verso la fine: “No pain, no glory”,  niente gloria senza dolore (letterale) ... senza sofferenza messa in questo contesto. Ora non so se ci conquisteremo la “glory”, facendo sta faticaccia, ma la sofferenza sicuramente c’è e si sente anche per un po’ di giorni dopo. Ma d’altra parte chi, alla nostra età, si mette a fare un’esperienza del genere, cerca i suoi limiti, anche a livello di sofferenza e  nonostante tu sappia che, anche se va bene come questa volta, alla fine, dopo il traguardo, passi dei minuti di sofferenza vera e reale, vorresti ricominciare subito; perchè forse non sarà “glory”, ma sicuramente è una  sensazione di soddisfazione e benessere, quasi di esaltazione;  e questa esaltazione che  provi quando realizzi cosa hai fatto, anche quando ci metti 30 minuti in più del tuo personale, sono l’unico vero motivo per cui fai 4 mesi di allenamento, ti alzi la mattina alle 5 e fai una gran fatica ... e allora, il primo pensiero, non appena passata la sofferenza dell’immediato dopo gara (5 minuti al massimo) è: quale sarà la prossima?

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