Non c’è che dire ... l’emozione della visione del traguardo
della Maratona è sempre particolare; se poi è lo stesso traguardo della tua
prima impresa, tre anni fà, se viene dopo la Maratona di NY corsa solo da 21
giorni e sai che stai facendo il tuo personale ... le emozioni raddoppiano.
Firenze è una bellissima Maratona. Ben organizzata,
partecipatissima anche dal pubblico (caso raro in Italia). Tantissime le
persone per strada a fare il tifo, tanti bimbi e chiederti il 5. Insomma non
paragonabile a NY ma certamente belle sensazioni.
Partiamo alle 6,20 tutti insieme gli SPQR (Sono Pisani
Questi Runners) con il mio furgoncino a 7 posti. Tutti tranquilli e rilassati,
in amicizia come è bello che sia. C’è Felicino, che già sa che si fermerà al
21° Km, ci sono Dany e Cinzina che affrontano la Maratona da camminatrici con
l’obiettivo di stare sotto le 6 ore, ci siamo io, Letizia, Carletto e
Stefanuzzo Cumpà che invece abbiamo in testa una gara veloce (per noi) e
regolare.
Il viaggio passa fra frizzi e lazzi soprattutto minacciando
Daniela e Cinzina di abbandonarle a Firenze se non fossero arrivate entro le 3.
Insomma si arriva, si parcheggia e via verso la partenza. Ovviamente iniziamo
con il problema principale prima della gara ... la pipì. Ora noi maschietti
abbiamo un’agevolazione notevole ... basta un alberello e via; Le femminucce
per ovvi motivi hanno bisogno di un po’ di privacy. Quindi le ragazze trovano
un posticino appartato in riva all’Arno, si preparano, iniziano l’attività e si
rendono conto che, ad una finestra lì accanto c’è un tizio che le guarda
interessato .... via meglio i bagni chimici.
Arriviamo in partenza, solite formalità e ritrovo con tanti
amici. Stendiamo lo striscione “Pisani all’Uscio” e ci fotografiamo con le
nostre magliettine con la croce pisana. Ci becchiamo una serie di sfottò da
fiorentini e livornesi, ma soprattutto tante risate da tutti gli altri. Mai mi
era capitato di partire per una Maratona senza voce tante le risate e le
gridate. Fa freddino, ma si preannuncia una giornata splendida e così sarà fino
alla fine. Ci abbracciamo e ci salutiamo ... e poi si parte.
Lasciate le due “passegiatrici” dietro per il momento siamo
in 5; arriviamo dai Maratonabili che hanno come special guest Valeria Straneo.
Un 5 a tutti loro e poi via con il ritmo giusto. Nonostante la folla prendiamo
il ritmo corretto (circa 5,30); Felicino è con noi e non pare soffrirlo ... per
un po’ spero che ce la faccia a farla soprattutto di testa. Arriviamo
velocemente alle Cascine ... io e Carletto ci fermiamo al pipì stop e perdiamo
una trentina di secondi, vediamo Leti e Stefano davanti a noi e ci mettiamo un
paio di km a riprenderli alzando un po’ la velocità. Ci siamo persi Felicino in
questa sosta ... si è fermato senza dire nulla anche lui al pipì stop e
difficilmente ce la farà a riprenderci.
Andiamo
come un cronometro. Siamo rilassati, consapevoli di averne ancora e di
trattenerci, ma ovviamente tesi e concentrati come è giusto che sia, visto che
le sorprese nella Maratona, possono sempre essere dietro l’angolo. Concentrati
sì, ma non ci manca la voglia di divertirci. Già durante la corsa tutti
incitano Letizia e nessuno incita noi (abbiamo i nomi sulla schiena); ad un
certo punto incrociamo una sua amica che inizia a gridare (Letizia Letizia)
allora facciamo partire il coro LE-TI-ZIA LE-TI-ZIA e a sorpresa tutti i maratoneti
intorno a noi e tutto il pubblico ci segue ... insomma una ventina di secondi
di pura follia, in un vicolino di Firenze, con 2/300 persone che inneggiano
alla nostra leader naturale. Risate a crepapelle e voce finita del tutto.
Continuiamo
sempre allo stesso ritmo e arriviamo allo stadio, forse il punto peggiore di
tutta la Maratona. Zona triste, sei vicino al trentesimo, sai che ti aspetta
una cavalcavia in salita un po’ duro ... insomma un po’ di tensione c’è.
Stefano ci dice che dovremmo allungare un pochino visto che siamo un paio di
secondi sopra la tabella. Siamo tutti d’accordo. Lui parte, Carletto e Leti gli
stanno dietro, io so che non devo strappare e quindi vado in leggera
progressione, perdo una decina di metri subito ma li riguadagno poco a poco.
Stefano mi chiama, senza voltarsi, per sapere se ci sono e gli dico un “vai”.
Quel “vai” insieme alla consapevolezza che nonostante loro accelerassero io li
stavo riprendendo mi dà la consapevolezza, anzi la certezza, che questa
Maratona l’avrei finita bene. Strano siamo al 29° km, ne mancano 13 e sono
quelli più tosti ... ma latesta funziona così: sono sicuro di finirla, sono
sicuro di potere accelerare e fare il mio personale. E allora dopo averli
ripresi non mi fermo al loro ritmo, ma continuo con il mio sperando di tirarli
dietro me. Arrivo al ristoro del 30°, bevo velocemente, mi giro e non li vedo.
Per un attimo ho pensato di rallentare e aspettare, ma poi mi sono detto che
c’ero e ci dovevo provare a fare il meglio. I km dal 30° al 35° sono i più
veloci dell’intera gara. Non mi giro mai indietro, sto bene, vado ad una media
di 5,25 a Km. Al 35° siamo in centro, mi fermo un po’ di più al ristoro per
bere bene e non bagnarmi ... sento che la classica crisi, il cosidetto muro,
anche questa volta non arriverà ed è la seconda volta consecutiva che succede.
Riparto tranquillo e riprendo il ritmo di 5,25 ... dal 35° al 40° si corre in
centro, tante curve e due ponti (con relative salite). Il Garmin esaurisce la
batteria e si spegne ... vabbò ormai il ritmo c’è e non si perde di certo. Il
percorso mi fà andare leggermente più lento, ma sempre a livelli notevoli per
me. Al ristoro del 40° mi rifermo per bere con calma e poi riparto. Ricordo a
memoria gli ultimi due Km e prendo i miei punti di riferimento, parto con un
ritmo da 5,15/5,20 ... supero centinaia di amici che camminano o corricchiano
... io mi sento benissimo. Volo sul lungarno a fianco dei camion della
riconsegna dei borsoni, sento Valter che mi incita, sono talmente lucido che
vedo io Massimo e lo saluto ... curva a destra e si entra verso Piazza S.
Croce, piccolo rettilineo sui lastroni e curva a destra ancora per entrare in
S. Croce; sulla destra c’è il cartello dei 42 Km sulla sinistra vedo e sento
Felicino che mi grida qualcosa che non capisco ... ormai vedo il traguardo
leggermente a sinistra, si entra sul tappeto blu e si vola ... braccia al cielo
anche stavolta e recod personale: 3.56.21 ... 5 minuti sotto NY e 12 sotto il
precedente.
La stanchezza
del dopo, i due km per prendere la borsa e cambiarsi, il viaggetto verso la
macchina, le telefonate a moglie, figlie e mamma, l’attesa degli altri, la
fame, il viaggio di ritorno, il paninazzo davanti al Sachall e tutto il resto
fanno da corollario all’ennesima bellissima giornata, vissuta in amicizia e con
fatica anche perchè, come era scritto sulla maglietta di una ragazza inglese
che ho superato verso la fine: “No pain, no glory”, niente gloria senza dolore (letterale) ...
senza sofferenza messa in questo contesto. Ora non so se ci conquisteremo la
“glory”, facendo sta faticaccia, ma la sofferenza sicuramente c’è e si sente
anche per un po’ di giorni dopo. Ma d’altra parte chi, alla nostra età, si
mette a fare un’esperienza del genere, cerca i suoi limiti, anche a livello di
sofferenza e nonostante tu sappia che,
anche se va bene come questa volta, alla fine, dopo il traguardo, passi dei
minuti di sofferenza vera e reale, vorresti ricominciare subito; perchè forse
non sarà “glory”, ma sicuramente è una sensazione di soddisfazione e benessere, quasi
di esaltazione; e questa esaltazione che
provi quando realizzi cosa hai fatto,
anche quando ci metti 30 minuti in più del tuo personale, sono l’unico vero
motivo per cui fai 4 mesi di allenamento, ti alzi la mattina alle 5 e fai una
gran fatica ... e allora, il primo pensiero, non appena passata la sofferenza
dell’immediato dopo gara (5 minuti al massimo) è: quale sarà la prossima?
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