Nel giorno della fine della mia avventura non posso non parlare della
mia famiglia che mi ha sopportato per questo lungo anno. Come dico spesso devo
alla mia famiglia la scelta della corsa come sport da praticare ed è stata una
scelta per esclusione; infatti qualsiasi altrà attività sportiva non l’avrei
potuta svolgere negli orari nei quali corro e che mi permettono almeni di provare a non
sacrificare neanche un minuto del tempo che posso passare con mia moglie e le
mie bimbe.
Nonostante, come è normale, ogni tanto riescano a lamentarsi anche
di questo, la mia mattinata tipo inizia verso le 5,15/5,30 con la sveglia che
non suona, visto che solitamente sono già sveglio di mio ... e così, nonostante
lei non lo riconoscerà mai, mia moglie non deve sentire musiche strane a
quell’ora notturna. Di solito corro un’oretta o poco più, torno in casa nella
maniera più silenziosa possibile e dopo una doccia, preparo la colazione per
tutte e tre le mie donne che, dalle 7 in poi, inizio a svegliare. Non mi pare
ci si possa trovare nulla per cui lamentarsi, no?
Invece, devo dire, che, a parte questi momenti, vivere con
uno che ha questa malattia, non è semplice, soprattutto se quelle sensazioni
che riesce a darti la corsa non si provano e non si sono mai provate. Il fatto che ogni giorno io debba
trovare il momento per correre, anche quando siamo in vacanza o abbiamo impegni
familiari e lavorativi importanti, comprendo che possa essere stressante anche
per chi non lo fà direttamente ... e ci vuole tanta pazienza.
Devo dire che (e sono donne, d’altra parte) non mi seguono granchè in questa
avventura, ma non posso nascondere che con questa attività incessante, la colpa è
un po’ la mia che gli faccio odiare tutto ciò che con la corsa ha a che fare.
Ci sono mogli e figli di amici che, proprio per non restare esclusi da questo
mondo di folli che è quello dei runners nello specifico e degli sportivi in
generale, ci sono entrate anche loro ... un po’ li invidio, sinceramente, ma è
anche vero che, se così fosse anche per me, probabilmente mi sentirei più
libero di sacrificare il tempo libero che dedico alla mia famiglia oggi (che
comunque tantissimo non è); e allora forse è meglio così: una mia passione come questa
merita solo un mio sacrificio e non quello delle persone che amo di più al
mondo.
Una cosa mi farebbe piacere: spero che le mie bimbe, quando
ci penseranno a questo fesso di padre che si è messo a correre per 365 giorni
consecutivi, riescano a capire il motivo per cui l’ho fatto, la sfida di
dimostrare a se stessi che, con la volontà, tutto si può fare, che se ci si
ferma davanti al primo ostacolo, non si arriva a nulla e che con l’impegno
personale, al massimo delle proprie possibilità, si possono raggiungere i
traguardi che si vogliono raggiungere ... e dopo aver capito tutto questo,
leggendo il titolo di questo blog, anche capire che, nonostante tutto, non
bisogna mai prendersi troppo sul serio e sorridere sempre.
Vi voglio bene!
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